SCEGLIERE LA TOTALITA'


Voglio riprendere ed ampliare maggiormente una mia riflessione già esposta nel mio blog (La scelta totale).

Una sera cercavo un pennello di gomma che mi serviva, ne ho quattro con forme diverse, ma con il manico uguale.
Nel prenderlo, mi sono venuti su prima gli altri tre e infine quello che cercavo.
Subito mi sono detto: "e ti pareva, succede sempre così, quello che cerchi è sempre l'ultimo", poi però mi si è accesa una lampadina che mi ha originato una mia riflessione.


Pensando ad Adamus a quando dice che in ogni cosa, un fiore, una goccia d'acqua, un sasso, lì c'è anche tutta la sua storia, non solo, ma tu ci puoi anche sentire tutta la storia di chi lo ha toccato, la mano di un uomo, il vento, la pioggia e via via arrivare poi fino all'origine del mondo, ho collegato i miei pennelli a questo e mi sono detto: " Quel pennello non ha solo quella forma, ma le contiene tutte" e forse mi ha voluto dare questo messaggio e cioè la SCELTA TOTALE.

Pensavo al nostro sentirci caratterialmente ben identificati, io sono vile o coraggioso, intelligente o stupido, generoso o avido ecc, ma in realtà noi siamo tutti quei caratteri, è solo una tal situazione che ci ha fatto conoscere un lato del carattere che poi nella memoria si è rafforzato convincendoci di essere così. Una situazione che in quel momento era nata per un determinato motivo, ma non posso certo escludere che nel mio essere esiste anche l'altro lato di quel carattere, cioè il suo opposto.
Nel mio essere ci sono tutti i caratteri possibili, caratteri che poi io, per mia convinzione, ho accettato e maturato in me escludendo gli altri.

E' un po' come vedere la vita sempre più nel particolare, anziché nella totalità, cioè come prendere un microscopio ed osservare il particolare e cercare di analizzarlo in tutte le sfumature possibili o trasformarlo, ma esso sfugge alla mia vista solo quando non lo guardo più al microscopio, quando cioè io alzo il mio sguardo osservando l'insieme, non più il particolare, togliendo l'occhio dal microscopio infatti quel determinato particolare scompare pur continuando ad esistere.
E' come vedere le nostre caratteristiche non più separandole, io sono vile e non coraggioso ed analizzare quella viltà che non scomparirà mai semplicemente perchè esiste, ma considerare che io sono entrambe, sia vile che coraggioso è spostare lo sguardo dal microscopio e iniziare a vederle nella sua totalità.

Se guardiamo la natura essa cresce sempre nella totalità, una foglia è prima un piccolo bozzolo, ma lì essa è totale, poi una piccola fogliolina, ma lì c'è sempre la sua totalità, è completa seppur piccola. Ogni forma di vita è sempre completa in sé seppur piccola all'inizio, cresce come insieme e non come particolare, contrariamente alle costruzioni dell'uomo che invece iniziano separate e solo alla fine si vede il progetto completo.
Iniziare a vedere la vita nella sua totalità è alzarci di consapevolezza ed avvicinarci sempre più alla sua completezza. Intestardirsi ad analizzare al microscopio ogni cosa e non alzare mai lo sguardo non porta ad una crescita.

La verità in questo senso è una verità che non riscontro coi suoi contrari come dualismo, come confronto, ma una verità che inizio a percepire come totalità, come insieme.

I maestri del Cerchio Firenze '77 facevano l'esempio dell'arancia, se la guardi al microscopio non vedi più l'arancia, essa scompare, vedi delle particelle, atomi, molecole ecc, solo quando alzi lo sguardo dal microscopio e non selezioni più il particolare vedi l'arancia intera, ossia la realtà dell'arancia. Dibattersi sulle molecole, atomi e rimanere in quella visione, non si avrà mai la realtà dell'arancia.
Non intestardiamoci a dire io sono così o cosà, perchè in noi ci sono tutti i caratteri dell'umanità, imparare a vederci nella totalità e non più nel particolare è iniziare a vedere la vita un gradino più alto, con una consapevolezza più rivolta alla totalità che al particolare, alla completezza della vita intesa come insieme delle parti e ognuna delle parti trasmette la sua essenza come contributo alla totalità e non come contrasto delle parti.
Noi non siamo i nostri aspetti, siamo un essere molto più esteso.
E' imparare a vedere una cosa o situazione non come "facente parte di un tutto", ma come "un tutto che si rivela nella parte", cioè cambia la sua prospettiva di veduta, la sua prospettiva di consapevolezza. D'altronde si è sempre detto che Dio è in ogni cosa, che Dio è ogni cosa, perciò qualsiasi cosa non può essere separata o facente solo parte.

Una scelta che non è più duale, cioè scegliere a discapito di altro, scegliere scartando l'altro, scegliere spezzando la cosa, ma scegliere nell'interezza, nella totalità.
Ricordiamo anche che nel campo della fotografia olografica, se si prende un tassello di una fotografia, una piccola parte, essa non rivela solo quella parte presa, ma l'intera fotografia, più o meno offuscata a seconda se è un piccolo tassello o grande, contrariamente invece ai puzzle, dove un tassello è quello e basta e non rivela l'intero puzzle.
 

Oltre alla totalità del carattere, c'è anche la totalità delle scelte. I maestri del Cerchio Firenze '77 parlavano di “varianti”, cioè davanti ad una scelta noi abbiamo più possibilità di scelte e, pur scegliendone una, tutte le altre scelte possibili esistono ugualmente, un po' come quanto è ipotizzato dalla fisica quantistica a proposito degli universi paralleli.
Se consideriamo che il nostro essere non è solo in quella scelta che facciamo, ma lo è in tutte, perchè effettivamente tutte quante esse possono vivere, iniziamo a vedere noi stessi in modo più ampio, siamo quell'essere che ha fatto sia l'azione sbagliata che quella giusta, sia l'azione vile che quella eroica, perchè ci sono entrambe le possibilità, esistono in noi se noi non le escludiamo per convinzioni passate. Non importa quale abbiamo scelto, non condanniamoci per una scelta sbagliata fatta dalla nostra umanità, perchè il nostro essere le contiene entrambe, la nostra umanità funge come un microscopio che ci fa vedere la vita più nel dettaglio, ma noi non dobbiamo identificarci troppo in questo dettaglio, analizzarlo troppo, perchè allunghiamo i tempi di separatività, del sentirci separati dal Tutto.

Noi siamo creatori della propria vita, ma non essendone ancora convinti, ci immergiamo nelle nostre stesse creazioni attribuendoci poi delle parti da recitare, delle esperienze da vivere sempre più nel dettaglio, ecco che allontanarsi dal microscopio della vita e vedere dalla totalità, significa rendersi sempre più conto che sono solo nostre creazioni e noi ne siamo i creatori, renderci consapevoli quindi di essere creatori e non creature, guardarci più dall'alto, senza sentirci circoscritti nelle situazioni che creiamo, perchè essendo consapevoli che quelle situazioni le abbiamo create noi, riusciremo ad estraniarci da queste, a seconda di quanto ci siamo immersi. Pensiamo di risolvere le situazioni negative analizzandole, puntualizzandole, schematizzandole, ma così facendo gli diamo sempre più energia rimanendo nel dettaglio quando invece basterebbe alzarsi di livello non creandole più. Solo così perderebbero l'energia e la sussistenza.

Questo significa alzarsi di livello, alzarsi in consapevolezza e, ritornando all'esempio di prima, vedere la realtà dell'arancia e non intestardirsi nell'osservarla al microscopio e quindi vederci più nella nostra vera realtà che nella sola nostra umanità.

La vita cresce nella totalità, la fisica quantistica si muove nel considerare le “possibilità” e quindi nel vedere la vita non più nel dettaglio, ma nella globalità, in modo quantico......ecco forse iniziare a vivere vedendoci, considerandoci più multidimensionali potrebbe aiutarci ad uscire dal nostro piccolo guscio, dalla nostra piccola individualità e vedere la vita in modo quantico e non più lineare.

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