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LA VERA REALIZZAZIONE DI SE' (Video)

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COSA VUOL DIRE "ESSERE SE STESSI"

Spesso si sente dire che bisogna "essere se stessi", intendendo con questo che bisogna essere sinceri, seguire il proprio cuore cioè quello che uno sente dentro di sè, mostrare la verità di sè e questo è lodevole, però per essere veramente se stessi, a mio parere, bisogna anche capire "chi" è questo "essere" che noi rappresentiamo con la nostra esistenza. Noi lo sappiamo chi siamo veramente? Posso mostrarmi sincero, trasparente, rivelare le mie qualità oppure i miei difetti e quindi affermare di essere me stesso, ciononostante queste sono solo le qualità su cui io mi identifico, su cui identifico il mio essere o quello che credo di essere, ma non è il mio vero essere.  Qual è il mio vero essere? Qualsiasi persona si può descrivere come un uomo/donna, un ingegnere o un operaio, sposato/a con figli oppure scapolo/nubile oppure un tipo tranquillo o iroso, cioè con certe qualità ed altre no, ma tutte queste descrizioni sono gli attributi, non l'essere che

CONTEMPORANEITA' E NON-CONTEMPORANEITA' DEGLI ESSERI

Dal libro "Le grandi verità" (Cerchio Firenze 77): "... Lo stesso tempo e lo stesso spazio può essere diviso fra individui che hanno un sentire non analogo: essi non sono simultanei perché non entrano in comunione, tuttavia l'uno dei due può essere un sentire che, in qualità, contiene l'altro, essere cioè il risultato di comunioni di sentire analoghi all'altro. Eccettuati gli atomi di sentire, ogni sentire è composito e contiene, per ampiezza, per qualità, tutti i sentire di cui è centro ricettore. In lui sono contenute le vite degli esseri che manifestarono i sentire che li costituiscono; egli è tutti quegli esseri e nessuno di essi in particolare. ... Per quante creature possiamo incontrare incontreremo sempre noi stessi: una parte del nostro vero essere."  Ecco, noi sappiamo che non c'è un io che diviene, ma tanti sentire che sono, quindi, per quello che ho capito, ognuno di noi nella propria vita, come centro ricettore di tanti sentire che vanno

IL SENTIRE DI ESISTERE

(Premetto e tengo a precisare che quello che scrivo è frutto di mie interpretazioni e riflessioni, non hanno certo la pretesa di spiegare le parole dei Maestri del Cerchio Firenze 77).  I Maestri ci dicono: "Non c'è un io che sente, ma c'è il sentire" , tuttavia per noi sentire di esistere vuol dire "io" che sento di esistere. In questi termini noi releghiamo il "Sentire" a una nostra semplice sensazione e la persona diventa più importante del Sentire stesso, ma sopratutto sentiamo la vita come "staccata" da noi per diventare un semplice oggetto: Io (soggetto) sento (verbo) l'esistenza (oggetto). Il "sentire" invece è l'essere, e la stessa frase diventa: "essere l'esistenza". Da qui si può capire che "essere" e "vita" si identificano nel "sentire di esistere", mentre con "io sento l'esistenza" c'è un soggetto che non si identifica con la vita, per cu

LE PAROLE DEL SILENZIO (video)

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DALL'ILLUSIONE ALLA REALTA'

E se invece di identificarci noi nell'Assoluto in un tempo e in un divenire illusorio, fosse l'Assoluto a  identificarsi in noi nel qui e ora? Noi siamo abituati a vedere la vita dal basso verso l'alto, cioè dall'atomo del sentire fino alla Coscienza  Cosmica eppoi all'identificazione nell'Assoluto, ma, a mio parere, bisogna guardare dall'alto verso il  basso, cioè dall'Assoluto. Dio non è frammentato, non è divisibile; seppure contiene il relativo e il  manifestato, questi non sono distinti e oggettivi, altrimenti renderebbe l'Assoluto frantumato e quindi non più Assoluto.  Come farebbe allora a sentire tutti i Sentire? La Realtà è la sua natura e il relativo non può avere la sua  stessa natura, infatti il relativo non è reale, è illusorio, ma proprio questa illusorietà rende "reale" il  manifestato. Dall'illusione troviamo la realtà!  L'illusione non è un bastone tra le ruote che Dio ci mette, non avrebbe senso, l'illusione ha

La realtà del tuo essere (Video omaggio al Cerchio Firenze 77)

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"IL VALORE DEL SILENZIO" (Opuscolo)

  IL VALORE DEL SILENZIO Con riferimenti al Cerchio Firenze 77 Queste brevi riflessioni sono consapevolezze personali cresciute nel mio vivere quotidiano attraverso il mio “conosci te stesso” e con l'aiuto degli insegnamenti dei Maestri del Cerchio Firenze 77 che ci parlano da una dimensione molto elevata e rivelano delle “verità” che da soli non avremmo mai potuto raggiun gere . Sono, quindi, come un mix tra la comprensione degli insegnamenti e il conoscere me stesso, e vanno a scardinare in profondità nell'animo umano senza fermarsi al semplice migliorare se stessi, ma anzi vanno “oltre” se stessi, in quella spiritualità non comune e anche poco accettata dai più. Iniziano con l'ascolto dentro di me in un vuoto pieno di ansia, frustrazione, preoccupazione che mi fa inizialmente allontanare dalla mia voce interiore, per poi, con il tempo, farmi consapevolizzare fino a non sentire più quel vuoto come un'oppressione, ma anzi, comprendere l'

SOSTANZA E PROPRIETA'; ESSENZA E APPARENZA

 Un giorno di tanti anni fa mi sono svegliato con una frase in testa: <<Non puoi conoscere il tuo vero essere, puoi solo "esserlo">>. E' una verità molto forte che si era installata in me come un intuito e mi sta aiutando molto nella comprensione. Si rifà senz'altro a quanto dicono anche i Maestri del Cerchio Firenze 77 che nel mondo del "sentire" non si conosce una verità, ma la si E'. Mi fa capire che tutto quello che io posso conoscere, udire, toccare, odorare, vedere, sperimentare ecc può essere solo l'apparenza della realtà, perchè la vera sostanza non può essere conosciuta.  "La proprietà dei corpi è ciò che si manifesta di essi; è il loro apparire, non il loro essere. [...]Le realtà intrinseche degli oggetti, sostanze, materie, corpi, ecc., le possiamo immaginare attraverso al comportamento che essi hanno in situazione di controllo, nei fenomeni a cui li sottoponiamo, ma sono tutte sempre e solo deduzione logiche. MAI, certezz

LA REALIZZAZIONE DI SE'

Cosa significa realizzarsi? Significa realizzare i propri sogni, di sentirsi realizzato come persona, nel lavoro, nei propri talenti, nella società? Abbiamo mai guardato dentro di noi cosa veramente significa? Avere successo, essere considerati e apprezzati dagli altri da cosa ci deriva nel profondo di noi stessi? Vogliamo in qualche modo che gli altri si accorgano di noi, che ci considerino, che ci apprezzino per non sentirci esclusi? Sentirci apprezzati, accolti ci da un senso di "salvezza", diversamente, sentirsi esclusi, respinti ci fa sentire in depressione e la sentiamo come una morte. L'io, nel suo sentirsi separato, sente la vita come un "salvarsi", ossia sopravvivere, e vede questa "salvezza" come un prevalere sugli altri (morte tua, vita mia) e ogni situazione, perciò, diventa una sfida. E se non è per la paura della morte, lo è per meritarci la nostra sopravvivenza nell'aldilà. Vogliamo "vincere", vincere contro gli altri e con

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